Il movimento e lo scambio. Le vie di comunicazione
Percorso 5
Il movimento e lo scambio. Le vie di comunicazione
La Transumanza è tra le più antiche attività culturali ed economiche attestate in epoca protostorica nell’appennino molisano; la migrazione stagionale è stata poi praticata dai Sanniti i quali hanno percorso gli antichi tracciati in erba battuta accompagnando greggi ed armenti verso i pascoli verdeggianti. Lo sviluppo del reticolo dei Tratturi è stato in seguito promosso dai Romani che hanno strutturato la rete viaria per sostenere il passaggio dei pastori sui pubblici sentieri e per collegare i centri urbani dell’impero con le periferie. La transumanza del bestiame seguiva percorsi e tempi rigorosi: in autunno si abbandonavano i prati montani dell’Abruzzo e del Molise, che presto la neve avrebbe coperto, e si raggiungevano quelli più caldi del Tavoliere pugliese; in estate il cammino era inverso e alle afose pianure solcate si preferivano i profumati pascoli d’alta quota. Agli Aragonesi si deve la definizione del moderno sistema tratturale: nel 1447, Alfonso I d’Aragona istituisce la “Dogana per la mena delle pecore in Puglia” attraverso la quale disciplina e organizza il complesso sistema economico della transumanza. Fino al XX secolo, su questi tracciati erbosi larghi 60 passi napoletani (ca. 111 m) hanno migrato prodotti, preghiere, pratiche, racconti, conoscenze. Una preziosa eredità che definisce il paesaggio culturale di Saepinum e diventa oggi nuova esperienza di viaggio.
Sul Tratturo: il Decumano
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Sul Tratturo: il Decumano
Porre i propri passi sul lastricato antico, far coincidere il proprio andare con gli attraversamenti millenari, camminare sul tratturo che dentro Saepinum diventa il Decumano, la strada urbana principale. Questa è la straordinaria armonia che si percepisce all’interno del Parco Archeologico di Sepino, nel quale i paesaggi antropici hanno modellato il trascorrere del tempo, offrendo ai viaggiatori contemporanei prospettive sulle antiche culture in movimento. Il Tratturo Pescasseroli – Candela traccia un percorso lungo 211 km; nel tratto posto alle pendici del Matese connette i centri urbani di Saepinum e Bovianum ed altri luoghi secondari dedicati alla sosta e al ristoro, alla produzione e alla trasformazione, alla devozione e alla preghiera. Ma a Saepinum il tratturo entra nel municipium, lo percorre e si fa città divenendo accesso che conduce verso altre destinazioni, altri viaggi, altri incontri. Movimenti e scambi scanditi dall’andare e dal venire di genti che, seguendo il percorso della transumanza, hanno sviluppato pratiche economiche, religiose, culturali lasciando i segni del proprio viaggio. Procedi, dunque, lentamente sul basolato che ha accolto il passaggio dei popoli per ritrovare le sequenze del tempo e le storie che fanno parte della nostra eredità culturale.
Storie di passaggi e di monete
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Storie di passaggi e di monete
Nonostante l’attenzione che ognuno ripone al patrimonio economico trasportato nelle proprie tasche, smarrire una moneta è una diffusa consuetudine senza tempo. Il ritrovamento di questi reperti dispersi testimonia il passaggio nei luoghi, le provenienze dei viaggiatori e il conseguente incrociarsi di culture. Due sono i reperti numismatici più antichi rinvenuti a Saepinum riferibili ad altri contesti territoriali che in epoca preromana avevano contatti con le comunità locali. Della metà del III secolo a.C., è una didracma d’argento della zecca tarantina riportante sul dritto la testa di una ninfa coronata e sul rovescio un giovane che incorona un cavallo, la sigla TA e un delfino su tripode; l’altra moneta con il tipo del re Prusias di Bitinia, provincia romana della penisola anatolica, è invece databile alla fine del II secolo a.C. Nei recenti scavi condotti nel 2023 sono state ritrovate numerose altre monete di età repubblicana e tardo repubblicana. Diverse sono le monete di zecca romana ascrivibili a II – I secolo a.C. e all’età imperiale; di epoca altomedievale è un tarì d’oro della zecca di Salerno mentre i denari bassomedievali afferiscono ad ambiti di emissione numismatica differenti. Un Cavallo di Carlo V costituisce il documento più antico della raccolta, che ci proietta nei transiti effettuati nella prima metà del XVI secolo.
Seguendo i percorsi montani: il Cardo
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Seguendo i percorsi montani: il Cardo
Dalle pendici del Matese sgorgano rigogliose sorgenti di acqua limpida che gradualmente scorrono verso valle, generando un articolato intreccio di sistemi idrici che attraversano e alimentano la piana sottostante. Un movimento verticale che ha tracciato una particolare morfologia fluviale sulla quale l’uomo ha modellato passaggi, valichi e cammini al fine di mettere in connessione le aree d’altura con la valle, i nuclei abitativi e i centri di produzione, gli spazi di preghiera e quelli dedicati allo scambio. La necessità di stabilire rapporti di vicinanza tra le differenti aree produttive ha favorito la nascita di centri situati in contesti facilmente accessibili, come quelli collocati in pianura. A partire, infatti, dal IV secolo a. C., l’area diventa spazio di sosta per le greggi e luogo adatto al mercato, non a caso posto nell’intersezione di due importanti percorsi viari: il tracciato di valle si trasforma nel maggiore asse urbano, il Decumano; l’arteria discendente dal versante montano, diretta verso la pianura dove scorre il fiume Tammaro, è il Cardo. Su questa strada si effettuava l’alpeggio di prossimità o si raggiungeva l’opposto versante vallivo fino a connettersi con la costa adriatica. Collegamenti e snodi che hanno intrecciato territori arricchendo le comunità di contaminazioni culturali.
Oggetti di vita quotidiana: le sigillate e i vetri
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Oggetti di vita quotidiana: le sigillate e i vetri
Gli oggetti in ceramica sono tra i reperti che più frequentemente si rinvengono nei contesti archeologici pertanto essi rappresentano la linea cronologica che racconta la vita dei luoghi. Anche a Saepinum, tramite questi ritrovamenti è possibile conoscere i contesti di produzione e diffusione dei materiali di uso quotidiano impiegati dagli abitanti della città. Alla prima età imperiale si riferiscono diverse tipologie di suppellettili da mensa come piatti, coppe, calici e scodelle prodotte in sigillata aretina, sigillata italica, sigillata africana e in sigillata sud – gallica. In questa epoca, inoltre, la diffusione delle tecniche di produzione di oggetti in vetro ha comportato una maggiore circolazione di questi materiali. Assieme agli oggetti in ceramica, questi manufatti vitrei sono tra i contenitori più impiegati negli usi domestici: a Saepinum troviamo infatti bottiglie a duplice finalità, da trasporto e da mensa, una splendida coppa marrone ottenuta a matrice, piccole olle destinate a contenere unguenti o salse e una serie di balsamari utili alla cura del corpo. Numerosi altri reperti di ambito edilizio e relativi all’artigianato sono stati recuperati all’interno delle fogne; si tratta di attrezzi e utensili quali ad esempio scalpellini, pinze e tenaglie, punteruoli e raschiatori in metallo, pesi ed elementi di stadera, serrature e molti altri.
Il centro dello scambio: il Foro
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Il centro dello scambio: il Foro
A partire dall’età preromana, il rapporto tra gli insediamenti di altura e quelli posti a valle muta gradualmente; con l’occupazione stabile dell’area, l’abitato in pianura si afferma come spazio di scambio e incontro. All’interno dell’emporio, protetto probabilmente in origine da una palizzata lignea, gli edifici sorti in prossimità dei due principali assi viari assumono forme architettoniche monumentali per adempiere a funzioni sempre più complesse e rispondere alle necessità poste dalla nuova entità urbana di età augustea. Il Foro di Saepinum, corrispondente all’area in origine adibita alla sosta per le greggi, diventa il luogo in cui assistere ai comizi politici e cortei trionfali, è lo spazio utile a contrarre affari, ad omaggiare la famiglia imperiale o i personaggi benemeriti locali, a porre sotto la protezione divina le questioni politiche, sociali ed amministrative. La città romana mantiene la sua vitalità fino al V secolo d.C., poi il graduale abbandono comporta il crollo degli edifici pubblici principali e il restringimento delle aree abitate. La popolazione si rifugia nuovamente in altura ma la grande piazza lastricata non è del tutto abbandonata: in essa sono presenti i segni di ulteriori passaggi tracciati dai popoli fino al secolo scorso che, ripercorrendo il percorso del tratturo e quello montano, hanno aggiunto i propri racconti.
Indossare la bellezza: la fibula di Aoderada biva
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Indossare la bellezza: la fibula di Aoderada biva
Nel periodo di maggiore decadenza, l’area posta a valle viene lentamente abbandonata ma non del tutto dismessa. Il cronista longobardo Paolo Diacono riporta, infatti, la concessione della piana di Saepinum fatta dai Duchi di Benevento in favore di una colonia bulgara sopraggiunta nel VII secolo d.C. In questa fase storica, l’area del Foro e quella del Teatro diventano luoghi di sepoltura; tuttavia, sono numerosi i reperti sporadici rinvenuti nel sito, testimonianza dei popoli sopraggiunti nella città romana che hanno scelto di insediarsi tra gli edifici in rovina. In particolare, su una fibula in bronzo ad anello aperto, con alle estremità una coppia di quadrupedi affrontati, è possibile riconoscere un nome germanico femminile, Aoderada biva (in deo) iscritto sull’intera superficie. E così, da un grazioso accessorio indossato per fermare le lunghe vesti, conosciamo il nome, i gusti e le mode diffusi tra i popoli nell’alto medioevo.
CIVILTA’ E CULTURA AGROPASTORALE
Il racconto dei popoli e delle genti
LA PROFONDITA’ DEI BOSCHI
Il paesaggio e la natura
ACQUA E CIELO
Il culto di Mefite e le stagioni
LA BELLEZZA DEL COSTRUITO
ricostruito e riconfigurato
IL MOVIMENTO E LO SCAMBIO
Le vie di comunicazione